Intervista
D: Chi è il tuo «lettore ideale»?
EFP: Ritengo che la mia scrittura abbia diverse sfaccettature per interessare il lettore. I miei romanzi permettono a chi avrà la voglia di leggerli, la possibilità di immergersi in un racconto ambientato in diverse epoche storiche, scoprendone gli avvenimenti che le hanno caratterizzate, senza la pesantezza di un testo scolastico.
Abbinando una narrazione semplice, scorrevole che non sia troppo difficoltosa da affrontare, con una dettagliata ricostruzione storica, i miei personaggi che siano realmente esistiti o affiancati con altri di mia fantasia, vengono presentati con un tocco di romanticismo e con un approccio narrativo molto figurativo da rendere visibile quanto viene descritto sulle pagine.
D: Com’è nato «Le nove vite di Tito d’Amelia»?
EFP: Il romanzo «Le nove vite di Tito d’Amelia» è un triplo atto d’amore.
Amore verso un gatto molto speciale, amore verso la mia città di origine e verso la storia e la cultura che i miei antenati mi hanno in un certo senso delegato. Nasce infatti da un’esperienza meravigliosa avuta con Tito, un gatto apparso per caso nella mia vita, che mi ha scelto e mi ha insegnato una forma di amore incondizionato che non avevo mai conosciuto prima.
La sua scomparsa mi ha lasciato un vuoto enorme che ho voluto colmare celebrando non soltanto la sua vita, ma le sue nove immaginarie vite disseminate lungo i 32 secoli di storia della città di Amelia. Ne è nato un romanzo a metà tra fantasy e realtà storica dove personaggi come il re dei Goti Totila, l’imperatore Federico II di Svevia o il celebre architetto Antonio Da Sangallo il Giovane e tanti altri effettivamente passati da Amelia, rivivono nelle avventure di questo gatto che si reincarna a distanza di secoli per salvaguardare la sua città e la stirpe di cui è stato nominato protettore.
Le numerose informazioni sui miei antenati risalenti fino al XIII secolo riportate su documenti conservati nell’Archivio di Stato di Terni, mi hanno supportato nel raccontare i più salienti avvenimenti che hanno caratterizzato le nove epoche storiche trattate nel romanzo.
D: Ci sveli qualcosa sul tuo secondo romanzo?
EFP: Il mio secondo romanzo, «Jago e il cardinale», di recente pubblicazione, si svolge in un’epoca più ristretta, la seconda metà del 1500, un periodo del Rinascimento italiano molto intenso dal punto di vista storico, architettonico e spirituale.
Racconta in maniera romanzata le gesta di un mio antenato, il cardinale Bartolomeo III Farrattini, una figura di rilievo che ha avuto importanti incarichi nel Vaticano, spesso trascurati nei testi scientifici.
Con questo romanzo ho voluto restituirgli quel prestigio che non gli è stato riconosciuto. Per non renderlo solamente un elenco di fatti e date, ho voluto dare al romanzo un aspetto narrativo più intrigante, soffermandomi sulla psicologia dei tre protagonisti (il cardinale, il suo segretario e il suo stalliere) aggiungendo un pizzico di mistero e una passione repressa nell’intricato intreccio di sentimenti e di sensazioni che si crea tra di loro. Solo nel finale verrà finalmente svelato l’arcano.
D: Che consiglio daresti a degli aspiranti scrittori?
EFP: Sono arrivato alla scrittura in tarda età, dopo aver perso il lavoro e la mia casa con il terremoto del 2016. La scrittura mi ha aiutato ad uscire da una depressione latente causata dalla inattività e dalla frustrazione di dover lottare contro una burocrazia a volte più dannosa dell’evento sismico stesso.
Scrivere è un modo per uscire dalla quotidianità spesso pesante da sopportare e per questo aiuta a superare momenti difficili. Ma devono esserci profonde sincerità e verità nella scrittura, in mancanza delle quali non ne scaturirebbe alcuna emozione. E creare la giusta emozione è l’unico modo per arrivare al cuore del lettore. Per riuscirci ho semplicemente lasciato correre la mia fantasia e le mie personali emozioni nella continua ricerca di quella verità rendendola accessibile e sincera.
La mia passione per la musica che mi accompagna in ogni momento della mia vita, mi ha spinto a ricercare una costruzione delle frasi in maniera da risultare sempre scorrevoli, quasi assimilabili ad una melodia. A volte non basta solamente una buona idea, come non basta solamente saper scrivere.
L’essenziale, una volta trovata l’idea, è di plasmarla in maniera da colpire l’attenzione del lettore.
D: Ci racconti la tua esperienza con l’editore?
EFP: Collaborare con la Armando Curcio Editore è stata per me un’esperienza importantissima e in costante crescita.
Il comune intento di creare dei prodotti di qualità, innovativi ma allo stesso tempo di facile approccio ha già dato i suoi frutti con il primo romanzo: «Le nove vite di Tito d’Amelia». Con questo romanzo ho infatti ricevuto sei riconoscimenti in altrettanti premi letterari. Sono felice di ripetere l’esperienza con il secondo romanzo intitolato «Jago e il cardinale» e spero ancora altri a venire.